Concludo le mie riflessioni sui vini vegani nel contesto di una situazione pessimistica quando un ministro polacco chiama ad impegnarci a favore dello Stato cacciando l’eccesso della popolazione animale. Così bevendo il vino cado nell’abisso di una politica irrazionale, rischiando di espormi alle critiche nei prossimi attacchi dei puristi di-vini. Fortunatamente, questo Merlot rimane ancora Merlot e il troppo impegnarsi per il futuro del mondo (in qualche modo) non l’ha danneggiato completamente.
La mia denominazione italiana favorita Lison Pramaggiore può sopravvivere a tutto, anche alla liquirizia in eccesso e alle tavole del barile mal misurate. L’elemento irritante ancora c’è, ma non riesco ancora a sentirci l’odore del diavolo. O forse è il diavolo? Oppure l’angelo?
Allora questo Merlot è più vicino alla stabilità del pruno, il ché è forse causato dall’annata 2016. Neanche il giorno dopo non lo sopraffa, troppo. La concentrazione migliora e la bocca diventa più grande, in modo più facile da baciare. Un Merlot ancora più vicino al mio modello di merlot tradizionalmente concepito. Ma questa dannata liquirizia rimane ancora dentro.
Le Carline Merlot Lison Pramaggiore Denominazione di Origine Controllata, annata 2016, al prezzo di 43,99 PLN per una bottiglia (0,75 l) comprato in un negozio Profil Wino srl, a Wolbrom, in Polonia (rosso secco, ceppi: merlot). Il vino elaborato e imbottigliato dall’azienda Le Carline – Italia. Questa bottiglia riceve da me 83 punti.